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Caruso si dimette da candidato. Ma ci è rimasto malissimo

8 Apr

COSENZA::: Franz Caruso si è dimesso da candidato a sindaco. Ma ci è rimasto malissimo. La sua conferenza stampa di “addio” (“E’ la penultima che farò, perché parlerò anche dopo le elezioni”, forse per togliersi gli ultimi sassolini) è stata un auto-elogio della sua candidatura, “l’unica, vera espressione del territorio per il centrosinistra”. Perché Paolini è stato imposto da qualche “burocrate di paese” (leggasi Mario Oliverio), mentre Perugini è espressione dei tavoli romani.

REQUIEM PER UNA CANDIDATURA::: Le fasi che hanno portato alla rinuncia dell’avvocato cosentino sono così tante che è inutile contarle. Quel che importa è che all’inizio lo volevano Psi e Movimento per il lavoro. Poi anche l’Api e il Pli (ma parliamo della scorsa fine di primavera, praticamente preistoria). Poi lo volevano tutti, cioè “anche il Pd, l’Idv e i socialdemocratici”. E quando dice tutti, Caruso vuole dire essenzialmente il commissario dei Democratici, Musi. Ovvero colui che, attraverso i suoi referenti locali, “all’improvviso, ha fatto un repentino dietrofront, scegliendo Paolini, uno che brigava per essere il candidato ufficiale del Pdl”. Prima delusione. Ma, spiega Caruso, “noi abbiamo resistito alle decisioni dei burocrati che, dalla Provincia, volevano colonizzare la nostra città. Non ci siamo fermati, e solo la nostra fermezza ha permesso di rimettere in gioco la candidatura di Salvatore”. E’ una delle letture possibili. Un’altra è che nessuno, fin dalla scorsa primavera, volesse candidare il sindaco uscente.

SALVATORE, RICORDATI DEGLI AMICI::: Più esplicito il messaggio inviato a Perugini: “Mi sarei aspettato un ringraziamento pubblico – anche se ho apprezzato quello privato – più visibile, perché solo noi abbiamo ricordato al centrosinistra le regole e l’etica nella politica”.

NIENTE TICKET::: Altro messaggio a Perugini (e alla città in generale): “Non mi interessano i ticket. Non ho chiesto né accetterò posti da vicesindaco o da assessore. Non parteciperò alla prossima amministrazione comunale”. Peccato, sarebbe stato il ticket più elegante nella storia delle comunali (ieri Caruso era in impeccabile abito scuro e Church di ordinanza). Qualche assessore uscente nelle prime file tira un sospiro di sollievo. In caso di vittoria, la poltrona è salva.

I COMPAGNI CHE SBAGLIANO::: Ora che i dissidenti del Pd (tutti gli ex assessori della giunta Perugini che stavano con Caruso più gli iscritti democrat di Azione democratica, che fanno riferimento a Nicola Adamo, il quale è fuori dal Pd. E’ complicato, ma quando lo capiremo ve lo spiegheremo…) sono rientrati nel Pd ufficiale, Caruso ha buon gioco a chiedere un passo indietro a quella parte di Pd che sta con Paolini: “Tornate indietro, per sconfiggere questa destra populista e demagogica”. E’ il passaggio più politico della conferenza stampa. Il cerino, adesso, è rimasto in mano a Oliverio e Guccione. Per il partito, i dissidenti sono loro.

GRAZIE ERNESTO::: Sottolineatura in neretto per un altro passaggio. Franz Caruso ci ha tenuto a ringraziare “Ernesto d’Ippolito, che coordinava lo staff  che stava lavorando al programma. Un programma bellissimo”. Che fine farà questo? Lo passeranno, in parte a Perugini? Boh.

GAROFANI E MALUMORI::: Come per ogni scelta che si rispetti, nessuno tra i Socialisti aveva pensato a consultare la base. Che, notoriamente, deve solo smazzarsi per “fare voti” con il porta a porta. Qualcuno se l’è presa, ma soltanto un po’. In fondo, ormai sono tutti abituati a essere convocati solo nelle riunioni in cui non si decide nulla. E’ la politica, bellezza.

Caruso? Adamo lo ha lanciato, ma ora è un “problema” dei Socialisti

6 Apr

COSENZA::: Hanno una fissazione, i politici cosentini (e pure quelli che gravitano loro intorno): “Am’i fa’ l’operazione”. Dove, per “operazione”, si intende la mossa che spariglia le carte e sbaraglia il nemico di turno. Che, spesso, era l’amico di ieri. Ma questa è una storia diversa. E, insomma, l’operazione per eccellenza – fino a quella di ricandidare Perugini, che non è farina di un sacco nostrano – era stata la candidatura di Franz Caruso. E chi l’aveva fatta, l’operazione? Le cronache di quei giorni non mostrano dubbi: Nicola Adamo. Seduto al tavolo con i Socialisti, indaffarato in mille telefonate per capire se il Pd  – su questo ci aveva visto giusto – fosse sul punto di scaricare Paolini. In prima fila al Caffè letterario nel giorno della presentazione dell’avvocato. Insomma, era merito suo. Specie per i giornali amici, quelli che l’operazione avevano esaltato, elogiato, spinto. Fino a domenica scorsa, il ticket Adamo-Caruso (aggiungeremmo anche Ambrogio, a cui era spettata la prima citazione del neocandidato) era gettonatissimo, con tanto di maxi-foto sparate in pagina. Poi, da quando il Pd ha (ri)scelto Perugini, l’accostamento è scomparso. L’operazione, stando ai titoli degli ultimi giorni, è a carico dei soli Socialisti, poverini. Che, ora, sarebbero “in difficoltà”. Solo loro. Ma come, non dovrebbe essere in ambasce anche il buon Nicola, che Caruso lo ha addirittura convinto a scendere in campo e ha fatto per il primo il suo nome (scaricando, di fatto, Perugini, che pare non l’abbia presa benissimo)? No, l’accoppiamento Adamo-Caruso è sparito dai titoli e dalle foto. Precipitato nell’archivio degli scatti da dimenticare. Operazione compiuta.